UN GIUDIZIO DEFINITIVO…

Sul preteso socialismo dei fascisti di tutta Europa, lo storico francese ebreo Élie Halévy formulò in contemporanea con gli eventi un giudizio che possiamo oggi considerare definitivo: egli osservò che, da parte nazionalsocialista, non si reclamava affatto, come facevano invece i socialisti, la soppressione del profitto in quanto principio dell’economia capitalistica, ma solo la soppressione dell’interesse, considerato come una modalità di sfruttamento degli agricoltori, degli operai e degli artigiani (ma anche degli   Elie Halevyindustriali) da parte del capitalismo bancario.

Solo contro questa forma peculiare di capitalismo si scatenò la propaganda nazionalsocialista, dato che alla testa delle banche si trovavano molti ebrei, mentre la piccola borghesia rovinata dalla crisi si vedeva schiacciata, da una parte, dai banchieri ebrei, dall’altra dai proletari socialisti e comunisti, molti dirigenti dei quali erano ebrei. L’antisemitismo cronico dei piccoli borghesi tedeschi divenne così uno degli articoli della fede hitleriana.

(da: Élie Halévy, Histoire du socialisme européen, Gallimard, Paris 1948, p. 279, citato in: Michele Battini, Il socialismo degli imbecilli, Bollati Boringhieri, pag. 5)

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