SI VIVE PIÙ FELICI!

Ho il cuore in gola e la bocca riarsa. Ancora tre persone prima di me. Cerco di afferrare le domande e le risposte dell’impiegato ma ho scordato ogni parola di russo. Arriva il mio turno. Lo sportello è posto tanto in alto che faccio fatica a vedere il volto impassibile sormontato da un “pince-nez” dell’uomo seduto   Margarete untitleddall’altra parte. Balbetto le frasi imparate lasciandole a metà e cerco di consegnare la lettera attraverso la piccola apertura – il pacchetto è troppo grosso – ma un secco «Njet!» tronca ogni mia ulteriore richiesta e già la folla in attesa mi sospinge verso la porta. Mi ritrovo sulla via assolata con gli occhi accecati dalla luce e dalle lacrime, il mio pacchetto sotto al braccio e la lettera in mano. «Deve andare alla Butirka, forse lo troverà là», mi consola una donnina con il capo coperto da un fazzolettone. «Neanche il mio è qui. Venga, le mostro la strada e cosa deve fare». Mentre ci avviamo per le strade di Mosca parate a festa con striscioni sui quali campeggia il motto «Si vive meglio, si vive più felici! (Stalin)», l’anziana operaia mi racconta che pochi giorni prima le hanno portato via il suo Kolja, il figlio minore. «Eh, esortano sempre i giovani a esporre liberamente le loro critiche e quando il mio Kolja alza un po’ il gomito allora critica. E loro lo hanno preso. Lavora in un cantiere. E’ un così bravo ragazzo!» Volli dirle una frase gentile: «Non crede che tornerà?» «Ma cosa le salta in mente? Chi finisce in questo tritacarne, non ne esce più».

 (da: Magarete Buber-Neumann, Prigioniera di Stalin e Hitler, Il Mulino, 1994

Leave a Reply