QUANDO SENTO

quando sento pronunziare    FRENCH TEXTILE SAMPLE 16
l’ammuffito neologismo
che suona ancora
così: “buonismo”
all’improvviso
m’incattivisco:
le stanche orecchie
che tengo ai due lati
dell’esausto capoccione
sicuro troverebbero
sollievo e un po’
di soddisfazione
se le mie mani,
alla svelta, si decidessero
a serrare
in una morsa asfissiante
la gola che ha dato fiato
a quella parola indecente.
quando sento
colare troppa merda
dalla radio sintonizzata
sulla rassegna stampa
il mio naso suggerirebbe
di mettere da parte –
almeno per qualche
stagione –
ogni residua convinzione
sull’intangibilità
della libertà di stampa
e d’espressione.
quando sento dire
“né di destra né di sinistra”
la mia sparuta ma combattiva
pattuglia
di neuroni giacobini
non abbisogna
di tirar fuori dagli archivi
il vago ricordo
di Guglielmo Giannini
per realizzare
in un nano-secondo
che da qualche parte
un ometto qualunque
sta rimestando nella fogna.
quando sento che
“a prescindere dal colore,
i parlamentari andrebbero
fatti tutti fuori”
so io chi appenderei
alla svelta a un albero.
quando qualcuno,
arricciando le labbra,
mi domanda:
“ma quel musicista è ebreo?
è negro? è zingaro?
asiatico?”
tirerei fuori dal baule verde
che ho in soffitta
il mio vecchio
ma ben oliato kalashnikov.
non vorrei, comunque, esagerare:
per il resto,
dite un po’ quel che vi pare…

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