PORTENTO ANTICO

notte di luna portentosa:             PORTENTO ANTICO

quando dovrebbe

esser buio

la stanza è satura

di luce lunare:

fumigante, lattiginosa.

tocca rifugiarsi

dalla testa ai piedi

sotto le lenzuola.

ma, anche lì,

la stranezza arriva:

sotto forma di sogni

che sogni non sono:

sono vecchi racconti

che tornano a galla:

eran rimasti

sommersi e silenti

sin dai giorni

del primo fuggi fuggi:

tra la polvere e i sandali,

al principio della diaspora.

di mattino prestissimo,

poco prima delle cinque:

in cielo

della luna rimane

più di qualcosa:

un’orma tonda e pallida,

calco preciso

delle sfera notturna.

e nella testa resta:

con un po’ d’emicrania,

questa sensazione acclarata

di racconti antichi

passati in rassegna

durante la notte.

ci si guarda intorno,

lenti & stra-lunati:

in giro son rimasti –

come gli avanzi

d’una gozzoviglia

interrotta di furia

e controvoglia –

i resti disordinati

delle diatribe talmudiche

tra cinque rabbini modernisti

un po’ brilli

e sette logorroici rabbini

ortodossi e visionari.

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