PIANTA & TERRA
sul marciapiede, stamattina
ho visto giacere
una piantina
di basilico
volata giù dal terzo piano
per le raffiche di bora triestina
della notte scorsa
qui a Milano.
ci siamo guardati:
solo per un attimo
ma un attimo analitico:
io ero già stanco e solo,
in cammino verso il lavoro.
la piantina – invece –
s’era portata giù, nel volo,
tutta la terra scura
in cui era cresciuta
ben radicata e sicura.
la terra aveva conservata
perfetta la forma
del vasetto
che l’aveva contenuta:
ma, così, soltanto…
per ricordo
d’un tempo più stabile,
luminoso e chiaro,
su al terzo piano.
a guardar bene, però,
era evidente
che la compattezza
e la coerenza formale
di quel mezzo chilo scarso
di terriccio marrone
era garantita dal reticolo
di radici e radichette
sviluppato nel tempo
dal basilico.
proseguendo il cammino,
dopo quarantacinque passi,
diciamo,
ci ho pensato su
e ho pensato che, volendo,
quell’immagine
potrebbe rappresentare
una metafora
neanche troppo criptica
della buona vita di relazione
o, addirittura, dell’amore
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