NON DOBBIAMO PARLARE MAI…

Ho sempre avuto con questo libro della Buber-Neumann un rapporto così personale che non riesco a prendere una posizione distaccata neanche per scriverne l’introduzione. La mia generazione, nata in   Victor_ZlavaskyUnione Sovietica nello spaventoso decennio tra le purghe staliniane degli anni Trenta e la fine della seconda guerra mondiale, fu derubata due volte. La prima, quando i nostri genitori, e anche i nonni, non ci parlavano mai della storia delle nostre famiglie. Non c’era famiglia, infatti, che non avesse qualche macchia pericolosa: poteva essere l’origine sociale sbagliata, un’occupazione non gradita alle autorità, una inopportuna posizione politica in passato, un’amicizia da dimenticare. Per non trasmettere le colpe dei vecchi alle nuove generazioni, i genitori non parlavano della storia famigliare, non rispondevano alle domande e ci proteggevano tagliando ogni legame personale con il passato. Una seconda volta, quando, dopo la morte di Stalin, i superstiti dei campi di concentramento cominciarono a tornare, e neanche loro volevano parlare delle proprie esperienze.

Nel caso della mia famiglia, una delle zie aveva avuto il marito fucilato con l’accusa di trotskismo e, divenuta pertanto moglie di un nemico del popolo, aveva come tale trascorso una quindicina d’anni in vari campi della Siberia e del Kazakistan. «Come è stato? Raccontami», le chiedevo con insistenza dopo il suo ritorno. «Non osare toccare questo argomento», rispondeva invariabilmente la zia e usciva infuriata dalla stanza. Era del tutto inutile insistere. Anche la mia professoressa di filosofia aveva scontato quindici anni nei campi siberiani. Io e un mio amico eravamo i suoi allievi  prediletti e lei ci invitava di tanto in tanto a casa sua per prendere il tè e parlare di Kant. Le rivolgemmo la stessa domanda solo per ricevere la risposta già nota: «Per il nostro bene comune non dobbiamo parlare mai di quegli anni».

(da: Victor Zaslavsky, Magarete Buber-Neumann, testimone del proprio secolo, in: Magarete Buber-Neumann, Prigioniera di Stalin e Hitler, Il Mulino, 1994)

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