LO STRANO VERSO
la gazza aggazzolata
disponibile
per il variabile pomeriggio
di pasquetta, sta lì:
allungando il collo,
fa uno strano verso:
non so come si chiami
non so chi chiami –
se chiama qualcuno
che ama
o se tiene lontano
qualcuno
che odia davvero –.
lasciami stare:
ho da studiare!
ma continua a far
quel verso:
come dei lunghi baci
sulla nota più acuta lanciati
ma mescolati ai ripetuti fischi
dell’arbitro
che chiama la massima
punizione
e nessuno gli fa attenzione.
alla gazza
sembrano dar retta
soltanto dei volatili –
tre o quattro –
d’un altro giro
(specie? razza? famiglia?
tribù? nazione?)
sia come sia
quegli uccelli diversi
le fanno intorno,
volando, dei giri
(di giubilo o di comprensione?
di minaccia?
d’osservazione?
o di semplice ricognizione?)
non ne ho la più pallida idea:
però mi paiono –
vista l’ala, il becco, il collo,
la coda, la penna –
bestie ben più forzute,
dinamiche e autorevoli
di quella gazza aggazzolata
– da sola – sull’antenna.
quando torna Yoko,
le faccio rapporto e le chiedo
illuminazione.
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