IL MIO TRIO *
m’han preso in mezzo:
pezzo per pezzo.
brano dopo brano
dilaniato e sbranato.
prima m’avevano
circondato
in trio:
a me, a mi, a io,
sui miei tre attivi lati
sensoriali,
lasciandomene
un paio a riposo:
li annuserò
e li assaggerò
quei tre lì del trio
alla prima occasione
che capita..
stasera m’arrendo,
m’arrischio
senza contentarmi:
guardo tutti e tre,
grazie a uno speciale
strabismo cubista:
Bill al piano,
Rocco, col
contrabbasso
tra le braccia,
e Paul, il batterista.
le musiche loro
le ascolto
insieme e separate
con le mie
tre splendide
orecchie acuminate,
mentre con le dita
apprezzo
le vibrazioni
swinganti
che percorrono
le venature
del mio bastone
da passeggio
di legno leggero.
non li mostro mai,
per non darmi
delle arie, o forse
perché da vedere
non son proprio
belli…
ma dispongo
d’un’ottantina
di sensibilissimi
polpastrelli.
* non è che sia “mio”: intendo il mio preferito: quello di Bill Evans di Portrait in Jazz
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