IL GENIO DI PAVLICEK

Per come la vedeva Billy, era stato proprio Pavlicek, tra tutti i membri della squadra, a giocarsi meglio le proprie carte. Qualunque poliziotto, purché lavorasse in un distretto di New York, era in grado di stabilire dove girassero i quattrini, ma il genio di Pavlicek era consistito nel puntare, in pieni anni Novanta, proprio su ciò   che tutti guardavano con disprezzo: i palazzi di arenaria ridotti a scheletri senza tetto, occupati da tossici di crack, fatiscenti edifici senza ascensore, i ricettacoli di una classe operaia ormai scomparsa, che avevano raggiunto il loro picco, sempre che fosse mai accaduto, alla fine degli anni Trenta. Pavlicek li aveva rilevati uno dopo l’altro, facendosi carico delle imposte arretrate e delle ipoteche. Li aveva acquistati dall’amministrazione municipale o direttamente dai proprietari, ormai ridotti in miseria, pagando una media di settemilacinquecento dollari all’inizio e senza mai spingersi oltre i cinquantamila, anche dopo che gli speculatori erano entrati in scena, facendo lievitare i prezzi. Completata l’operazione, era stato poi efficientissimo nello sgombrare i palazzi, offrendo subito una buonuscita agli abusivi e ai tossici che occupavano gli appartamenti, per poi passare alle minacce.   VECCHIO PALAZZO ARENARIA A NY

In un primo tempo Pavlicek aveva fatto il lavoro sporco da solo, e di solito gli era stato sufficiente presentarsi a sorpresa, alle prime luci dell’alba esibendo l’arma di servizio nella fondina o la sua mazza da baseball. Quando le sue proprietà  erano aumentate  di numero, aveva cominciato ad affidare quelli che chiamava sfratti spontanei ad altri, soprattutto ex poliziotti in disgrazia, che si erano ficcati nei casini per aver preso una bustarella, per aver picchiato un prigioniero o per qualcosa di ancora peggiore, e avevano finito per perdere il distintivo e la pensione, riducendosi ad accettare anche i lavori più sporchi, pur di raggranellare un po’ di quattrini.

Una volta sbattuti fuori i piantagrane e i perdigiorno, Pavlicek procedeva a una rapida ristrutturazione e trovava nuovi inquilini, tutta gente per bene. Sapeva sempre dove trovarla: prima di tutto anziani con una pensione o un’altra fonte di reddito fissa, poi persone in grado di garantire che l’affitto forse versato direttamente dall’amministrazione comunale o da una banca. Il risultato, comunque, era stato eclatante: a cinque anni dalla pensione Pavlicek era proprietario di trenta palazzi malandati ma relativamente sicuri tra Washington Eights e il Bronx, aveva una villa a Pelham Manor grande come una nave cisterna e un patrimonio personale di trenta milioni di dollari e rotti.

(da: Richard Price, Balene Bianche, Neri Pozza)

 

Leave a Reply