HUAYNA CAPAC*

Guai a te, messaggero, se menti al tuo vecchio sovrano.
Non esistono barche come quelle che tu descrivi,           Hp_inka11
Più grandi della mia reggia, sospinte dalla tempesta.
Non esistono questi draghi di cui tu deliri,
Corazzati di bronzo, folgoranti, dai piedi d’argento.
I tuoi guerrieri barbuti non ci sono. Sono fantasmi.
Li ha finti la tua mente, nella veglia o nel sonno,
O forse li ha mandati per ingannarti un dio:
Questo avviene sovente nei tempi calamitosi
Quando le antiche certezze perdono i loro contorni,
Si negano le virtù, la fede si discolora.
La peste rossa non viene da loro: c’era già prima,
Non è un portento, non è un presagio nefasto.
Non ti voglio ascoltare. Raduna i tuoi servi e parti,
Discendi per la valle, accorri sulla pianura;
Interponi il tuo scettro tra i fratellastri nemici
Figli del mio vigore, Huascar ed Atahualpa.
Fa’ che cessi la guerra di che s’insanguina il regno,
Così che lo straniero astuto non se ne valga.
Oro, ti ha chiesto? Daglielo: cento some d’oro,
Mille. Se l’odio ha sconnesso questo impero del Sole,
L’oro inietterà l’odio nell’altra metà del mondo,
Là dove l’intruso tiene in culla i suoi mostri.
Donagli l’oro dell’Inca: sarà il più felice dei doni.

(da: Primo Levi, Ad ora incerta, Garzanti, 1984, pag. 40)

* Huayna Capac, imperatore Inca, morì nel 1527, po­co dopo il primo sbarco di Francisco Pizarro a Tumbes. Si dice che un suo messo abbia cenato a bordo della nave spagnola, e che Huayna Capac, or­mai morente, abbia avuto notizia dell’arrivo degli stranieri.

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