A SPINTONI

E così, ancora una volta, il gruppo si allontanò. Sebbene il Senatore fosse rientrato a Washington il giorno dopo, la segretaria non si preoccupò di riferirgli di quei singolari visitatori. In agenda c’erano alcune interviste importanti, e la donna aveva comprensibilmente classificato quel gruppo di vecchi come  Ralph_Ellison_photo_portrait_seatedun’ennesima seccatura. Una volta sgomberato il salone della oro inquietante presenza, quegli individui non parvero più rilevanti dei mucchi di posta che il Senatore riceveva da bianchi progressisti e da negri, sia progressisti che reazionari, ogniqualvolta rilasciava una delle sue sarcastiche dichiarazioni. La donna se li dimenticò. Poi, più o meno intorno alle undici del mattino, il Reverendo Hickman ricomparve senza gli altri e si infilò nell’edificio, questa volta, tuttavia, senza riuscire ad arrivare alla segretaria. Uno dei sorveglianti, lo stesso che aveva raccolto la banconota da cinquanta dollari, lo riconobbe e, a spintoni, lo fece uscire dal palazzo.
A dire il vero, il vecchio fu trattato alquanto malamente, poiché il peso stesso del suo corpo, come la sua mole, il ritmo lento dei suoi gesti avevano fatto infuriare la guardia, suscitando in lui quel furore acceso che ci si scatena dentro ogni qualvolta si ha a che fare con l’inatteso recalcitrare di un oggetto inanimato – come il masso che oppone resistenza alla forza meccanica del bulldozer, o la cassettiera che si rifiuta di spostarsi dal punto del pavimento sul quale è poggiata. La stessa compostezza del vecchio non migliorò le cose. E neanche la sua resistenza passiva riuscì a nascondere il disgusto che provava al tocco di mani estranee sulla sua persona. Mentre veniva spintonato qua e là, il vecchio Hickman fissava guardia con una sorta di tolleranza, una comprensione che pareva sospingere le emozioni verso un qualche luogo lontano, tranquillo, dove la forza di quella guardia non avrebbe mai potuto raggiungerle. L’uomo riuscì a raggiungere il cappello dal punto del marciapiede dove era finito dopo che gli era stato tirato appresso, senza mostrare affanno o fretta, poi si tirò su e fissò a guardia con serena dignità.
– Figliolo, – disse, strofinando via un po’ di sporcizia dal vecchio panama floscio con un fazzoletto bianco, – mi dispiace davvero che tutto questo sia dovuto toccare a lei. In una mattinata così calda ha dovuto fare una bella sudata, senza che niente sia cambiato, eccetto il fatto che si è intromesso in qualcosa che non la riguarda. Dopotutto lei è soltanto una guardia e non un indovino. Perché, se lo fosse, cercherebbe di farmi entrare lì dentro più in fretta che può, invece che cercare di tenermi fuori. Probabilmente lei non è neanche una buona guardia, e io mi domando che cosa mai farebbe se mi presentassi qui deciso a creare problemi. Per fortuna erano troppi gli spettatori che assistevano al fatto perché la guardia volesse rischiare di darne a quel vecchio dimostrazione. L’uomo fu costretto a rimanersene fermo, in silenzio, i pollici ripiegati sulla cartucciera allacciata alla vita, mentre il vecchio Hickman si allontanava lentamente – o. per meglio dire, si lasciava trasportare dalla corrente – lungo il marciapiede, sparendo dietro l’angolo.

(da: Ralph Ellison, Il giorno della libertà – Juneteeenth, Einaudi, pag. 6-8)

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