UN SOGNO

mentre ero in coda
a palazzo di giustizia,
per ritirar delle scartoffie     donna-raggiante
antidiluviane
in tribunale –
annoiandomi a morte
per via dell’aspettare –
ho chiuso gli occhi e le orecchie
e ogni boccaporto sensoriale
e lì,
su due piedi, impalato,
leggermente instabile,
ho fatto un sogno,
russando soltanto un pochino,
a quanto pare.
cosicché, prima d’entrare
in tribunale,
ho sognato d’entrare
in confidenza
con una piacente
signora cinese,
gentilissima e abbastanza
in carne:
nonostante non
l’avessi mai vista
né incontrata
nella vita reale,
immediata e spigliata
è stata
l’intesa sessuale.
ma appena
abbiam tentato
d’imbastire
una conversazione
su qualche snodo cruciale
della storia mondiale,
o su interessanti temi politici
e filosofici,
non ci siamo più trovati:
eravamo:
incomunicabilmente
agli antipodi: niente da fare.
comunque, nel complesso,
come sogno,
non è stato poi male.

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