SUCCESSO IN METRÒ

gran successo, l’altro giorno,
giù in metrò!      metro-santagostino-originale-toberta-grossi-per-successo-in-metro
è successo…
ch’appena s’è sparsa
la voce in città
(e nell’ hinterland)
che l’inavvicinabile
Pabuda
aveva ripreso a viaggiare
in metropolitana –
come un cittadino
qualsiasi… –
i cittadini e le cittadine
qualsiasi
della metropoli
(e dell’hinterland)
si son scapicollati in massa
giù nei cunicoli ferrati
dei treni sotterranei:
disposti a far ore di coda
per infilarsi a spintoni
nel convoglio che trasportava
quel che resta del Pabuda:
per dargli almeno
un’occhiata, una sbirciatina
o, preferibilmente,
una rude e complice
pacca sulla spalla,
una carezza sulla pelata,
un pizzicotto
d’incoraggiamento,
un buffetto,
una toccatina, una palpata.
magari, una scherzosa
spintarella.
certe signore,
abbastanza scollate
nonostante la stagione,
per vederlo
steso ai loro piedi,
gli han fatto addirittura
lo sgambetto.
un drappello di militi in licenza,
scambiando
la bonaria tolleranza
del neuro-poeta
per un’autorizzazione
alla più assoluta confidenza,
tra la sesta
e la settima fermata,
l’ha addirittura sottoposto
all’idiota giochetto
dello schiaffo del soldato:
chi è stato? chi è stato?
prevedibilmente…
il Maestro n’è uscito
a pezzi, tutt’ammaccato
ma, più che altro,
amareggiato:
per non aver avuto
il coraggio
ch’avuto, invece,
una tipa un po’ svitata
ma saggia,
male in arnese
ma non proprio malconcia
( e sicuramente genovese,
stando all’inconfondibile
accento)
che prima di Porta Romana
(o di S. Agostino?)
ha fatto una terribile tirata,
una concione, un comizio,
una filippica, un casino –
con voce stridula
ma bella alta – insultando
tutte le viaggiatrici
e tutti i viaggiatori:
“decerebrati, incapaci, poveretti
sempre attaccati all’internet!”
concludendo al grido:
“ma buttateli nel cesso
quei cazzo di cellulari!”.
si presentasse alle elezioni
(politiche o pel nuovo sindaco),
il Pabuda… la voterebbe
quella signora
senza qualche rotella
e senza peli sulla lingua.

(L’immagine è uno scatto di Roberta Grossi, che di fotografia ne sa una più del diavolo e l’ha gentilmente concessa in prestito)

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