SILENZIO ASSOLUTO
Nessuno consentiva a vedere il male così grande come era. Che la controrivoluzione burocratica fosse giunta al potere e che un nuovo Stato dispotico stesse uscendo dalle nostre mani per schiacciarci, riducendo il paese al silenzio assoluto, nessuno, nessuno tra noi voleva ammetterlo. Dal fondo del suo esilio di Alma Ata, Trotsky sosteneva che questo regime rimaneva il nostro, proletario, socialista, benché malato; il partito che ci scomunicava, ci imprigionava, cominciava ad assassinarci, restava il nostro e continuavamo a dovergli tutto; non bisognava vivere che per lui, non potendosi servire la rivoluzione che per mezzo suo. Eravamo vinti dal patriottismo di partito; questo suscitava la nostra ribellione e ci schierava contro noi stessi.
(da: Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, La Nuova Italia, Firenze 1956., p.356)
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