SI PUÒ ANDARE AVANTI

Quella mattina, come ogni mattina, in galleria i capisquadra hanno picchettato il tetto a colpi di martello, toc toc hanno picchettato da tutte le parti dove la sera prima la roccia era stata farcita di dinamite.   mineurs2Grondando sudore, strizzando gli occhi per la luce cattiva, i capisquadra hanno messo i segni sui fronti di taglio, un colpo lì, un colpo là, l’orecchio attento a ogni rumore di crepa. Usavano un martello leggero col manico lungo e flessibile, prolungato a dismisura dall’ombra mutevole. Col martelletto in mano, i capisquadra hanno tastato il tetto, tastato e carezzato con schiaffetti prudenti. Un rumore sordo, senza eco, non è segno di incrinatura, lì dietro non c’è vuoto: si può andare avanti. Gli uomini sono andati avanti. Svolazzavano i massi, sbattevano le pietre, si foravano le gallerie. Gli uomini azzannavano la roccia, ci davano dentro coi loro incisivi d’acciaio, tiravano fuori il pane quotidiano. I compressori bucavano i timpani, trituravano la carne, bersagliavano le budella; le frese trivellavano canali per la dinamite, il minerale cascava nei pozzi di evacuazione, poi rimbalzava sulle benne di latta e le benne traballavano sul binario malaticcio. Gli uomini rosicchiavano il didentro della terra, la smangiucchiavano, la tagliuzzavano. A questo qua con la macchina perforatrice sulla pancia cosa gli ha mai fatto questa roccia mille volte millenaria. A quest’altro e a quell’altro ancora cosa gli ha fatto? Cosa avevano da accanirsi su quelle rocce cascate dalle nebulose, da farle a pezzetti, da macinarle nella notte dei tempi mentre il sole scorrazzava proprio sopra di loro, con il sole, il mare e il moscatello sul fianco delle colline. Beh vediamo, rodevano, sminuzzavano, imbarcavano qualcosa da mettere sotto i denti, la loro pastura condita con sali di piombo e di argento mille volte millenari senza pensare a niente di pensabile, di sicuro non alla notte dei tempi che poteva inghiottirti senza lasciare traccia. Spingendo, stramazzando di fatica. Daud Halima e il vecchio Ponzoni detto Babbo Giuseppe si puntellavano ciascuno sulla sua carriola carica fino all’orlo. I compagni di squadra, Elhachine ben Kalifa e Zakharis Mlinoff, un campione in meccanica l’uno e barba fin dentro agli occhi quell’altro, fracassavano a cadenza un blocco di roccia. Uno veniva dal Sud, quell’altro dal Nord, a metà  strada gli è toccato incontrarsi sotto lo stesso sasso, un vero    le javanais 01 affare. (…)  E’ successo in modo stupido, senza segnali premonitori oppure è stato uno schiocco impercettibile nel fracasso delle trivelle. Resta il fatto che il tetto ha mollato la presa, ha ceduto in blocco, se li è ingoiati di botto il barbuto e il saraceno, con gli utensili e le carabattole e la loro merenda di lusso. Poi c’è stata una valanga di pietrisco, di ciottolato, di brecciolino e un filo d’acqua ha gorgogliato placidamente la preghiera dei morti.

 (da: Jean Malaquais, I giavanesi, DeriveApprodi 2009, pagg. 120-121)

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