PICCOLO INCUBO POMERIDIANO

Saranno stati i peperoni alla griglia? O le polpette alla maggiorana?

Fatto sta che la pennichella di poco fa è stata funestata da un piccolo incubo.

M’ero appisolato da poco, quando improvvisamente, ho sentito le unghie della mia gatta, Negrita, artigliarmi la mano destra. Poi ho sentito anche i suoi piccoli denti acuminati perforarmi la carne.

Mi sembra d’aver cercato di scuoterla via… ma non c’era niente da fare. Ho pensato di prenderla e sollevarla di peso con la mano sinistra. Ma il braccio, come al solito, non si muoveva d’un millimetro. Allora ho provato a chiedere aiuto alla persona che forse era sdraiata al mio fianco, sul lettone che occupa gran parte della mia stanza. Peggio che andar di notte: riuscivo a emettere sono un suono inarticolato, una specie di rumoroso gorgoglio.

Ero ormai nel panico totale. L’unica misura d’emergenza sensata era aprire immediatamente gli occhi. Così l’ho fatto e ho subito controllato in che condizioni fosse la mano aggredita: non colava il sangue che mi sarei aspettato né riportava graffi o altre lesioni d’origine felina. Però sentivo un inusuale formicolio.

A quel punto, con uno sguardo misto di spavento e curiosità ho effettuato una rapida ma scrupolosa ricognizione della superficie del lettone. Alla mia sinistra non c’era sdraiato nessuno né si potevano rilevare i tipici segni (degli affossamenti stropicciati, per intenderci) che di solito lasciano le persone che abbandonano la posizione sdraiata, allontanandosi dal letto -. In fondo al lettone, all’angolo sinistro però c’era Negrita: una ciambella pelosa. Mi sono rotolato su me stesso verso sinistra, facendo mezzo giro circa. Quel tanto che mi bastava per raggiungere Negrita, allungando la gamba, con l’alluce del piede destro. L’ho sentita tiepida e le ho dato una leggera grattatina. Lei ha reagito sbadigliando selvaggiamente e mostrandomi così i suoi denti bianchi e scintillanti di pantera nera affamata

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