BRUCIARE TUTTO

December 2nd, 2023 by Pabuda

(…) non è dato sapere come si svolsero gli eventi di quella fatidica settimana nelle Banda, ma una frase nella risoluzione del Consiglio [della Compagnia olandese delle Indie orientali], «bruciare ovunque le loro abitazioni», ci fornisce una chiave. Fa pensare alla tattica di incendiare e radere al suolo i villaggi contadini largamente impiegata durante la Guerra dei Trent’anni, che infuriava allora in Olanda. Brandschatting, in olandese, era la tattica militare più temuta dagli agricoltori della regione.   Pequot_war

Una percentuale molto consistente – da un quarto a poco meno di un terzo – dei soldati che combatterono nei paesi bassi durante la guerra erano mercenari inglesi.

In seguito molti andarono a combattere in America, e portarono con sé il Brandschatting, servendosene per eliminare intere tribù. Gli attacchi incendiari erano all’ordine del giorno, per esempio, nella guerra del 1636-1638 fra i coloni del New England e i pequot, una tribù algonchina di quello che ora è il Connecticut. Quel conflitto è stato descritto come

la prima guerra deliberatamente genocida combattuta dagli inglesi in Nordamerica.

Le isole Banda sono all’altro capo del pianeta, ma nel Seicento i due luoghi erano, di fatto, strettamente connessi, in quanto poli estremi dell’impero marittimo olandese. Sebbene gli olandesi non abbiano avuto alcun ruolo nella guerra contro i pequot, il teatro del massacro più sanguinoso – Mystic, in Connecticut – si trovava proprio al confine con la Nuova Olanda, la colonia olandese il cui centro era New Amsterdam, sull’isola di Manhattan.

(…)

Dar loro un nuovo nome era uno dei principali strumenti con cui i colonialisti cancellavano il precedente significato dei territori conquistati. Nel New England, poco dopo aver sterminato i pequot, i puritani si dedicarono, come scrive John Mason, a farne sparire «il ricordo dalla Terra» cancellando il nome della tribù. A tale scopo, l’Assemblea generale del Connecticut decise che ai sopravvissuti sarebbe stato proibito dirsi pequot; che il fiume Pequot si sarebbe chiamato Thames (Tamigi); e che il villaggio conosciuto come Pequot sarebbe stato ribattezzato New London, «in ricordo» dichiaravano i legislatori «della capitale del nostro amato paese natale».

 

(da: Amitav Ghosh, La maledizione della noce moscata, ed. Neri Pozza 2022, pagg. 31 e segg.)

I NOSTRI DOVERI

November 26th, 2023 by Pabuda

Charles rise: «Ma D’Orsay, tu ora parli a favore del caos e del peccato – come se le due eternità fossero in alcun modo somiglianti! eppure dove andremo a finire per quella seconda eternità di certo dipende molto dall’umiltà e la pietà cristiane che siamo in grado di dimostrare fintanto che siamo ancora su quell’ “istmo precariamente costruito”».              PART COVER

«Quando si tratta di teologia io mi perdo» disse William, «Quello è il campo della signora Touchet.»

Per la prima volta, i volti di tutti si rivolsero alla signora Touchet. Era quello che aveva voluto, eppure ora sentiva di avere troppi occhi addosso. Parlò scavalcandoli tutti, rivolta a una scimmia d’argento sulla mensola del camino.

«Finché parliamo di un’isola sulla quale gli esseri umani sono capaci di soffrire – e di infliggersi sofferenza gli uni con gli altri – non mi pare necessario che ci sia un’eternità da un lato o dall’altro per rendere quest’isola della più estrema importanza. I nostri doveri sull’isola saranno molti. Saranno infiniti, infatti. E questo, io credo, è un’eternità sufficiente per ogni uomo, donna o bambino».

Questo fece calare il silenzio sulla compagnia.

 

da: Zadie Smith, L’impostore, Mondadori, 2023, pag. 172

QUELLA FINESTRA

November 13th, 2023 by Pabuda

la mia immagine dell’Olocausto era come un quadro appeso a una parete, opportunamente incorniciato per far risaltare il dipinto contro la carta da parati e sottolinearne la diversità dal resto dell’arredamento.   cover MOD E OL

Dopo aver letto il libro di Janina, cominciai a rendermi conto di quante cose non sapessi, o piuttosto non considerassi nella giusta prospettiva. In me si fece strada l’idea di non aver veramente capito ciò che era accaduto nel «mondo che non era mio». Quello che era effettivamente successo risultava di gran lunga troppo complicato per poter essere spiegato nella maniera semplice e intellettualmente confortante che io avevo con ingenuità ritenuto sufficiente.  Esplorai scaffali di biblioteche che non avevo mai esaminato in precedenza e li trovai colmi, straripanti di meticolosi studi storici e di profondi saggi teologici. C’erano anche alcuni studi sociologici, frutto di accurate ricerche e di osservazioni penetranti. (…) Le loro analisi erano stringenti e profonde. Esse dimostravano oltre ogni ragionevole dubbio che l’Olocausto era una finestra, piuttosto che un quadro appeso a una parete. Spingendo lo sguardo attraverso quella finestra era possibile cogliere una rara immagine di cose altrimenti invisibili. Cose della massima importanza non soltanto per i responsabili, le vittime e i testimoni del crimine, ma anche per tutti coloro che sono vivi oggi e sperano di esserlo domani. Ciò che vidi attraverso quella finestra non mi parve affatto piacevole. Ma quanto più la vista risultava deprimente, tanto più mi convincevo che chi avesse rifiutato di guardare lo avrebbe fatto a proprio rischio e pericolo.

(da: Zygmunt Bauman, Modernità e olocausto, il Mulino, Bologna 1992)

 

MONDO RURALE

September 10th, 2023 by Pabuda

MONDO RURALE

IO NON GUARDO LA TV

September 10th, 2023 by Pabuda

IO NON GUARDO LA TV

RAMMENTO PERFETTAMENTE

August 6th, 2023 by Pabuda

6 agosto 1945.

  Erano le prime ore di una bella giornata tranquilla e calda.  Le foglie degli alberi tremolavano, riflettendo la luce del sole che splendeva in un cielo terso e, per contrasto, appariva più fresco d’ombre il mio giardino, che io guardavo un po’ distratto, dalla porta che dava a Sud, i cui battenti erano spalancati.                              IL DIARIO DI HIROSHIMA Cover

Avevo addosso solo le mutande e la maglietta e me ne stavo disteso sul pavimento della stanza di soggiorno, per riposarmi da una notte di veglia all’ospedale, dove ero stato di guardia.

All’improvviso fui abbagliato da un lampo di luce, seguito immediatamente da un altro. A volte, di un avvenimento, si ricordano i più minuti particolari: rammento  perfettamente che una lanterna  di  pietra nel  giardino  si  illuminò  di  una luce vivida, e io mi chiesi  se era  prodotta da  una vampa di magnesio o non piuttosto dalle scintille di un tram di passaggio.

Le ombre del giardino sparirono. La scena, che un momento prima m’era apparsa così luminosa e gaia di sole, s’oscurò, gli oggetti si fecero indistinti. Fra i nembi di polvere, riuscivo a stento a distinguere una colonna di legno che prima serviva di sostegno ad un angolo della casa. Ora la colonna era tutta storta e il tetto pareva che stesse per crollare.

Istintivamente mi alzai per fuggire, ma mi trovai il passo sbarrato da detriti e travi crollate. Con mille precauzioni, riuscii a farmi strada fino al roka* e scesi in giardino. Mi sentivo straordinariamente debole, e dovetti fermarmi per riprendere fiato. Con mia grande sorpresa, mi accorsi che ero completamente nudo. Stranissimo, pensai. Dov’erano andate a finire mutande e maglietta?

 

* Stretto porticato che corre lungo i lati meridionale e occidentale delle case giapponesi.

(da: Michihiko Hachiya, DIARIO DI HIROSHIMA 6 agosto – 30 settembre 1945, ed. Feltrinelli 1955, pag. 7)

GAMMA RAYS

July 17th, 2023 by Pabuda

GAMMA RAYS

LIBERO PENSIERO

July 16th, 2023 by Pabuda

LIBERO PENSIERO

ASCOLTANDO UNA LETTURA DI POESIA

July 5th, 2023 by Pabuda

ASCOLTANDO UNA LETTURA DI POESIE

NON SO COSA PENSARE

July 2nd, 2023 by Pabuda

NON SO COSA PENSARE