L’ECLISSE DEL FASCISMO

Per dirla brevemente, l’eclisse del fascismo dipende dalla congiunzione di due tendenze: da un lato il consenso antitotalitario liberale e “antifascista”, dall’altro l’emergere di una coscienza storica fondata      ECLISSE DI SOLEsulla memoria della Shoah e sul riconoscimento della sua singolarità. In Italia, a queste tendenze hanno dato impulso alcune correnti della storiografia che, potentemente amplificata dai media, hanno teorizzato una separazione radicale tra fascismo e nazismo. Il fascismo italiano, affermava Renzo De Felice nel corso di un’intervista che fece molto scalpore, resta fuori dal “cono d’ombra dell’Olocausto”. Questo fenomeno perverso – il riconoscimento della singolarità del genocidio ebraico, che agisce in Germania come veicolo di formazione di una responsabilità storica e in Italia come pretesto per una lettura apologetica del fascismo è una fonte permanente di malintesi e di ambiguità. (…) un “isolamento” del passato nazista che impedisce di coglierne i legami con gli altri fascismi europei e, più in generale, col modello di civilizzazione del mondo occidentale. Cogliere questi legami non significa “normalizzare” o riabilitare il nazismo, ma piuttosto “denormalizzare” la nostra civiltà e rimettere in discussione la storia dell’Europa.

(…) il rifiuto della nozione di fascismo (e, di conseguenza, di antifascismo) non fa che riproporre l’eterna questione dei rapporti tra storia e memoria. Scava un fossato radicale tra la storicizzazione attuale del nazismo e la percezione che ne avevano i suoi contemporanei, quando il fascismo, prima di essere una categoria analitica, era un pericolo contro il quale bisognava battersi e quando l’antifascismo, prima di divenire un’ideologia di stato, costituiva un ethos condiviso dall’Europa democratica.

(da: Enzo Traverso, Il passato: istruzioni per l’uso – Storia, memoria, politica, ed. Ombre corte, 2006, pagg. 104-105)

Leave a Reply