LA TASTIERA

ho questa

tastiera davanti,

qui, oggi:

ma proprio

davanti ai miei

due strabici occhi,

e a tre centimetri

e mezzo

dalle dieci dita

delle mie due mani

bianche e stanche,

ma ciononostante

un po’ sollevate.

la conosco,

la benedetta tastiera

del mio vecchio

pianoforte verticale

mezzo tarlato:

la conosco eccome:

potrei dire,

tasto per tasto,

del bianco

e del nero

apprezzo

la compresenza

e il contrasto:

solitamente

mi basta

un contatto:

una toccata precisa,

una pigiatina scontrosa,

o una pressione decisa

e insistita,

una leggera

carezza in punta

 di dita

o un tocco

un po’ più

martellante:

le scelte son molte

le alternative

son tante.

ciascuna

ha il suo motivo

racchiuso:

è come uno sguardo

gettato appena di lato

oppure molto lontano:

anzi, ora che

mi ci fai pensare:

dieci sguardi,

calcolando

che ho cinque

dita per mano.

adesso, però,

mi son perso:

ogni tasto

mi sembra diverso,

la serie, da destra

a sinistra

e da lì, di nuovo,

sul versante destrorso

non è più la stessa

in questo momento:

su questa vecchia tastiera

io, oggi, ho perso

l’orientamento.

quindi:

mi spiace, ma io,

oggi, non suono,

davvero,

non me la sento

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