LA FATICA DELL’ORCHESTRALE

L’avessero inquadrati con una cinepresa, quella scena che si ripeteva ogni mattino avrebbe potuto andare a pennello per uno di quei film buoni, lacrimosi, edificanti che piacciono tanto alle mamme in libera uscita e alle zie sfaccendate ma probe. Lui, alto, grosso, con un cappottone marrone scuro, come la sua pelle, che lascia intravedere la camicia bianchissima e la stretta e nera cravatta di finta seta, stile beccamorto, sbattuto contro la porta di casa  di casa con lei, Lintzey, in punta di piedi quasi aggrappata al ruvido bavero del cappottone per baciarlo con delicatezza sulle labbra.

Ma forse no: quell’inquadratura non è adatta proprio per niente: dopo aver indugiato sui piedini della moglie di Ted, tesi nello sforzo di sollevarsi per consentirle di arrivare quasi faccia a faccia col suo uomo, si sarebbe spostata per mostrare le gambe, il sedere morbido ma sodo per colpa della gioventù, le curve dei fianchi fasciati da una semplice camiciola da notte: nessun artificio sexy, solo un tessutino economico decorato da fiorellini gialli, ma così sottile e ridotta da lasciar vedere il corpo della ragazza quasi che fosse nuda. Il tutto si sarebbe potuto edulcorare, però, con un successivo piano sequenza a inquadrare l’insieme della stanza: tutta d’un azzurrino tranquillizzante, per quanto approssimativo e screpolato: azzurrine le pareti intonacate a più riprese chissà quando, azzurrina la credenza sbilenca piena di cassettini, sportelli e anfratti, con un piano d’appoggio ingombro di carte varie, scatolette,  un piatto d’avanzi e un pupazzetto (color azzurro sbiadito, naturalmente). Azzurrina la tavola, un tempo robusta e solida; di varie gradazioni d’azzurro erano pittate pure le seggiole di risulta, recuperate e riciclate in varie epoche. Azzurrino, tendente al grigiastro, anche il manto steso pietosamente per mimetizzare il divano-letto gibboso, incastrato in un angolo. D’un azzurrino nettamente più vivo, ma pur sempre azzurrino, le camicette delle ragazze, Dina e Beth, pronte per andare a scuola, azzurra la t-shirt fuori misura di Thelonious jr., il piccoletto di casa, tutto preso dall’arduo compito di vivacizzare il piattume cromatico dell’ambiente casalingo tramite generose sbrodolate di marmellata, sparse qua e là, con artistica sapienza bambinesca.

Per Ted la fatica, a parte le nottate di studio sugli spartiti, a parte le sfuriate di Cootie, il capo della big band, a parte l’impresa sovrumana di intendersi col pianoforte di Thelonious (quello grande, vero e pazzo) a parte gli scazzi e le riappacificazioni laboriose con Big Joe “Cacaspilli”, il suo alter-ego batteristico nella potente sezione ritmica, a parte il peso del contrabbasso da trascinare di qua e di là, a parte le estenuanti sedute di prove e controprove, la fatica vera era allontanarsi ogni giorno e ogni sera e ogni notte da tutto quel colore azzurrino. Ma, soprattutto, da quei piccoli fiorellini gialli.

Ecco,  lo sapevo!  Con la piega che ha preso, ‘sta storiellina torna ad andare benissimo per uno di quei filmetti per mamme e zie. E vai coi Kleenex!

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