IN QUALCHE MODO

Prima che i nazisti facessero ricorso ai giganteschi crematori multipli, gli innumerevoli cadaveri stessi delle vittime, uccise deliberatamente o consumate dagli stenti e dalle malattie, potevano costituire una prova, e dovevano essere fatti sparire in qualche modo. La prima soluzione, macabra al punto da fare esitare a parlarne, era stata quella di accatastare semplicemente i corpi, centinaia di migliaia di corpi, in grandi fosse comuni, il che fu fatto segnatamente a Treblinka, in altri Lager minori, e nelle retrovie russe. Era una soluzione provvisoria, presa con bestiale noncuranza quando le armate tedesche trionfavano su tutti i fronti e la vittoria finale sembrava certa: dopo si sarebbe visto che cosa fare, in ogni modo il   Per IN QUALCHE MODO MG_2957_preview.jpegvincitore è padrone anche della verità, la può manipolare come gli pare, in qualche modo le fosse comuni sarebbero state giustificate, o fatte sparire, o attribuite ai sovietici (che del resto dimostrarono a Katyn di non essere molto da meno). Ma dopo la svolta di Stalingrado ci fu un ripensamento: meglio cancellare subito tutto. Gli stessi prigionieri furono costretti a disseppellire quei resti miserandi ed a bruciarli su roghi all’aperto, come se un’operazione di queste proporzioni, e così inconsueta, potesse passare totalmente inosservata.

(da: Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi 1989, pagg. 4-5

.-.

(l’illustrazione è tratta da una foto di Basilio Buffoni, della serie “Superfici Bishkek”)

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