IL DISTINTIVO

Essere bianchi negli Stati Uniti è il simbolo di qualcos’altro: è il distintivo di un vantaggio. In un paese basato sulla competizione meritocratica, questo emblema garantisce un privilegio infallibile, rappresentato da 220 anni di monopolio sulla più alta carica dello stato. Per alcuni settori non irrilevanti del paese,  OBAMA_family-portraitl’ascesa di Barack Obama comunicava che il potere di questo distintivo aveva perso valore. Per otto lunghi anni i detentori del distintivo lo hanno osservato. Hanno visto i video del presidente che giocava a basket. Lo hanno visto entrare in uno spogliatoio, stringere la mano a un addetto delle pulizie bianco e poi salutare il giocatore nero Kevin Durant in modo più affettuoso. Hanno visto sua moglie che ballava con Jimmy Fallon e appariva, radiosa, sulle copertine di riviste che solo un decennio prima erano quasi esclusivamente, se non ufficialmente, riservate a signore che ostentavano il grande potere del distintivo bianco. Per preservare il distintivo sono state diffuse notizie insidiose (…). I detentori del distintivo schiumavano di rabbia. Volevano riprendersi il loro paese. E anche se alla festa di addio nessuno poteva immaginarselo, nel giro di un paio di settimane ci sarebbero riusciti.

(da: Ta-Nehisi Coates, Il mio presidente era nero, in Internazionale 1188, pag. 40)

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