IL DISAPPUNTO

 

(da: Un Mese al Balcone / 01) Howardena Pindell - Artemis 1986
Si comincia: alla grande: un veicolo piccoletto e panciuto ma piuttosto interessante dell’azienda della nettezza urbana si ferma proprio sotto al mio balcone: sta dall’altro lato della strada: per mostrarsi meglio, penso: lui e tutto lo show: è grigio argentato (o del colore d’un pentolino d’alluminio) ma è dotato d’una specie di proboscide posteriore in tinta blu elettrico che un aggeggio apposito – vagamente somigliante a un’antenna semovente o a quel cosino che avevano le vecchie macchine da cucire per accompagnare il filo nel buchetto giusto – aiuta il tubo di plastica blu a fuoriuscire dal corpo del piccolo pachiderma metallico, ad allungarsi, a spostarsi verso il tombino, dove rimane per un attimo penzolante. C’è bisogno dell’aiuto d’un uomo o due per scoperchiare con delicatezza il tombino e facilitare l’intrusione del tubo blu nel condotto fognario che si presume stia nascosto sotto il manto stradale, a ridosso del marciapiede. Nessuno fornisce spiegazioni al pubblico, o uno straccio di programma, riguardo allo spettacolo avvincente messo in scena dai netturbini col loro simpatico veicolo proboscidato che sembra un giocattolone in robusta plastica, adatto anche ai bambini più tonti, irrequieti ed esigenti (quelli che, quando io andavo alle elementari, stavano segregati nella “classe differenziale”, per intenderci). Sicché, dal balcone si tira a indovinare – sulla base di pochi e vaghi indizi. Ciononostante, siamo sicuri: stanno cercando d’avvicinarsi alla tubatura delle acque bianche per dare una bella stappatina: coi recenti ventosi e violenti temporali fuori stagione, insieme all’acqua piovana, lì sotto si devono essere ficcati mucchi di foglie prematuramente cadute dai platani, col rischio di ingorgare tutto e bloccare il regolare deflusso verso chissà dove dei liquidi della fogna bianca. Quando si opera nel campo delle osservazioni dal balcone si è costretti a fare un sacco di ipotesi, congetture e supposizioni. Non è male: un ottimo stimolo, semmai, per il cervello impigrito e la fantasia un po’ fiacca. Però, poi, per forza di cose mi tocca abbandonare il posto d’osservazione, la prima fila sopraelevata: devo andare a pisciare. Quando torno non c’è più traccia del veicolo e degli esperti operatori. La piazza e la strada e il marciapiede son regrediti allo stato desertico precedente. Non mi resta che gridare a pieni polmoni il mio disappunto al vuoto: ehi, mascalzoni: è già tutto finito!?!

(L’immagine è tratta da un quadro di Howardena Pindell, battagliera pittrice e artista visiva afroamericana)

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