IL COMPAGNO SEGRETO: LA PARODIA

L’origine della parodia come genere letterario è remota; secondo alcuni deriva dalla rapsodia, ovvero dalla poesia, e ne rovescia il senso: dal serio al comico. La parodia rinfrescava l’animo degli ascoltatori dopo i versi dei rapsodi. Gli studiosi ci hanno spiegato che la parodia è all’origine stessa della prosa, come indica il suo etimo: “accanto al canto”, scioglimento della parola stessa dal canto.   DESSIN N° 425-roland-barthes_17-07-72

La parodia ha una grande importanza nella storia della letteratura, costituisce il compagno segreto dei generi letterari, il suo continuo rovescio, o meglio il suo continuo dislivello. Bachtin ha mostrato come l’autore di riferimento di Levi, Rabelais, sia un maestro della parodia; ma non c’è solo lo scrittore francese. Anche per Dante, altro autore fondamentale per lo scrittore di Se questo è un uomo, è decisiva la parodia, in particolare quella sacra. Come è stato detto, «ogni citazione letterale è già in una certa misura una parodia». Lo stesso classicismo di Levi, il suo rifarsi agli autori classici, da Orazio a Cesare, da Catullo a Leopardi, da Dante a Manzoni, ha una radice parodica. La parodia si applica ai capolavori. Come ha scritto Roland Barthes, «la parodia che è in qualche modo l’ironia al lavoro, è sempre una parola classica». (…) La parodia ha qualcosa di ambiguo, di inafferrabile, mentre diverte crea anche un sottile disagio, afferma e smentisce nel medesimo senso. (…) Per una serie di strane ragioni Primo Levi, questa specie di fossile letterario, appartiene in pieno alla letteratura della parodia; i suoi racconti e le sue novelle dialogano con i postmoderni italiani, non solo con Italo Calvino, ma anche con il suo contrario, Giorgio Manganelli.

(da: Marco Belpoliti, Il centauro e la parodia, in Primo Levi, Tutti i racconti vol. I, Einaudi 2005 e 20015)

- nell’immagine: particolare di Dessin n°427 (17.07.1972) di Roland Barthes

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