IL COLORE DEL SUONO

OK-miro-duke-piccola-OKdel Duke l’impresario,
per giustificare il puntuale prelievo
delle percentuali sugli incassi,
delle commissioni sugli ingaggi,
il sontuoso onorario (fisso)
e più d’un fuori busta
(occasionale
ma davvero niente male)
ogni tanto tirava fuori
qualche idea geniale:
come quando organizzò
quella serie veloce
di concerti ellingtoniani
sulla Costa Azzurra:
una raffica di trionfi jazz
in mezzo al più bel jet set.
comunque…
niente in confronto
allo storico incontro
combinato
tra il Duke Ellington
pianista,
compositore,
d’orchestra direttore
e il surrealista,
pittore,
ceramista, tessitore e scultore
Joan Miró
che da quelle parti azzurre,
meridionali
e costiere della Francia
praticava proprio in quel tempo
la creazione
di forme, ruvidità e levigature,
luci su tela, cartone, legni, tessuti,
leghe metalliche, terre, pietre
e cocci:
abbagli stellari
e totali oscuramenti,
riempimenti e cavature
collisioni, abbracci,
alterchi frequenti
e complicità intermittenti
tra colori:
ne venne fuori
una chiacchera impossibile
a parole,
per la malignità delle lingue madri:
impermeabili membrane divisorie
tra i due artisti.
eppure, senza capire un accidente
delle rispettive cantilene,
a gesti, sguardi, sorrisi e attenzioni
finirono per comprendersi
quasi perfettamente.
come festeggiamento
per la reciproca scoperta,
Duke Ellington – assieme a due suoi
compari (al basso e alla batteria)
improvvisò un esclusivo concertino
per il nuovo amico
in uno spazio somigliante
(questa è una mia fantasia)
al campo da bocce
dirimpetto la cucina
che avevano mio zio e mia zia
ai Cavi, nel villino,
quand’ero bambino.
a quell’incontro tra buoni giganti
del Novecento
non è che anch’io fossi presente
– ovviamente –
ma qualcuno, forse un tedesco,
molto opportunamente,
una specie di filmino girò
e qualcun altro
– provvidenzialmente –
l’ha conservato.
così… l’ho visto:
chiaramente, è in bianco e nero
(un po’ sovraesposto e tremolante)
ma guardandolo sembra
d’esser lì in mezzo davvero.
io, dopo averlo visto,
mi son riascoltato in loop
Mood Indigo per due-tre ore
e mi sembra – finalmente –
d’averne capito,
oltre al suono, il colore.
comprensibilmente, adesso,
sono assolutamente
di buon umore.

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