DAL NUOVO BALCONE (02: IN GIÙ)

ALBERI IN PIAZZA

dal balcone della nostra casa nuova,

se siedo a svagare per un po’

non sto sempre con naso all’insù:

posso guardare tranquillo il verde

in fronte a me

o sbirciare e origliare quel che c’è giù:

magari programmo una capatina,

più tardi,

ai giochi in mezzo ai giardini

per vedere come giocano con quei giochi

i bambini:

mi danno respiro, brezza e fiato nei polmoni

se li vedo dondolare in altalena

e faccio il tifo e stringo i pugni

e incito e sostengo con lo sguardo

e col mio potente pensiero

i più piccoletti quando s’inerpicano

sui ripidissimi gradini dello scivolo.

ogni tanto, però, da lì sotto, sento l’aria che si screzia:

brutte litigate, scazzi finti o scazzi veri

con voli radenti di moccoli e improperi

a dividere per un attimo o per sempre

delle coppie un po’ scoppiate:

in quei casi, io faccio gli scongiuri

e, una volta assicuratomi che il peggio sia scongiurato,

spingo lo sguardo più in basso: alla radice delle cose.

arrivo soltanto alle radici degli enormi alberi

che fan bosco in piazza

e danno schermo verde appena fuori le nostre finestre.

quasi quasi, tra poco scendo

e vado a contarli ‘sti alberi smisurati

(in verità, la mia bella, i più alti, a occhio esperto,

li ha già misurati:

fan dodici metri buoni quelli ben cresciuti).

son alberi cittadini:

di questi tempi ospitano le famose cicale

amanti del jazz afro-cubano

degli anni Cinquanta:

con un bel po’ di congas

e un ritmatissimo piano.

son alberi cittadini:

ex campagnoli urbanizzatissimi:

respirano pm10 e polveri sottili

senza fare una piega

e recitano alla grande la loro parte:

fan ombra, colorano di verde

e suonano un suono da foresta

se un vento qualsiasi con impeto

soffia loro tra le foglie

vecchi ricordi e inalterabili istinti.

così, li ringraziamo mille volte

i bei fratelli platani,

a ogni replica dello spettacolo.

sono molto meno gradevoli

i passaggi rumorosi degli autobus…

però, per me, hanno un pregio:

mi dicono:

“tranquillo, cittadino:

sei in città, tutto il verde

e la strana impressione di campagna

è solo una scena!”.

io tiro il fiato e penso che potrei

addirittura saltarci su e farmi portare

chissà dove, in città.

poi, acchiapparne un altro

e tornare a casa. in città.

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