COSÌ ADESSO
qui in Europa
siamo tutti quanti stati
alla svelta, in batteria,
svezzati
a poppate di biberon
pieni
di latte in polvere
disciolto
con acqua del bronzino
tiepida
e ben mischiato ai libri pessimi
del Lombroso Cesare
peggio ancora riassunti e liofilizzati.
così adesso, se per esempio
incontriamo un tizio
col naso largo tutto schiacciato
su di un faccione
cosparso dei peli grigi
scampati
ad approssimativa rasatura
con due orecchie piccole,
un sorrisetto storto
di denti radi e irregolari
e la fronte bassa
ridotta ulteriormente
da una coppola economica
un po’ unta:
ben che vada, ci aspettiamo
d’aver di fronte
un pugile in disarmo
pensionato,
da tenere a distanza
per il cumulo d’aggressività residua,
avanzata nel corso
d’una carriera non così brillante
e pronto
a scaricarcela addosso
senza motivo
con una serie impressionante
di uno-due
alle tempie e al mento.
oppure, immaginiamo –
anzi, siam sicuri – che il tizio
sia il sicario favorito del boss locale,
incaricato di farci fuori
seduta stante a coltellate,
possibilmente facendoci soffrire
(e in una pozza di sangue rantolare)
prima di spirare.
poi, in qualche modo veniamo
a sapere
che il proprietario di quei connotati
è un raffinato pianista a passeggio
per turismo
nella nostra neo-turistica città.
ci capita pure d’ascoltarne
qualche esecuzione raccolta
in un elegante cofanetto
di dischi compatti…
lui è Harold di Memphis, Tennessee:
ha ormai superato gli ottanta
e di musica ne ha fatta un bel bop:
anche hard,
ma mettendoci sempre dolcezza,
allegria, dei sorrisetti storti
e tutta l’anima – detta soul –:
roba grossa, davvero tanta.
così adesso:
ascoltandolo coccolare il piano:
in prima battuta: sogniamo
in seconda: ci vergogniamo
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