COSA VUOL DIRE GIRARE IN GIRO CON UN’ERPETOLOGA

se per compagna

ti scegli – tra tante

scienziate

ch’avresti potuto

adocchiare

e in qualche

fantasiosa maniera

convincere

che la tua compagnia

è la migliore che ci sia –

se ti scegli un’erpetologa,

dicevo,

(e lei ti sopporta anche privo

di squame),

il test decisivo

per capire il tipo e la sintonia

va svolto in campagna

o, meglio ancora, in montagna.

l’altro giorno, per dire,

stavamo percorrendo in auto

la stradicciola che bordeggia

a nastrino grigio

il Lago di Campotosto,

dalle parti del Gran Sasso,

e il magnifico esemplare

d’erpetologa

che m’accompagna,

accompagnando io lei,

come posso,

era alla guida del veicoletto

del car sharing,

quando improvvisamente

inchioda: oh! mio dio!

abbiamo stirato sull’asfalto

un qualche rettile?

(colla coda dell’occhio

lei ne aveva intravisto la coda).

cavolo! trattasi di bella viperella!

ma mica una qualsiasi:

a scaldarsi sull’asfalto infuocato

s’attardava un raro soggetto:

una vipera aspis melanica!

(minchia!)

si godeva a tal punto

il tepore del bitume

da prendersela comodissima:

lasciando addirittura il tempo

all’erpetologa pilota

di scender dal veicolo

per correre a controllarne

a spanne

lo stato di salute,

tornare come un fulmine

nell’abitacolo,

prelevare la macchinetta delle foto,

rimbalzare all’indietro,

inquadrare,

mettere a fuoco e scattare:

un’istantanea con al centro

il bel musetto

della bestietta strisciante

ma black and proud.

citato quest’aneddoto,

va detto

che, il più delle volte,

l’erpetologa è insaziabile

– naturalisticamente parlando –

così, come nel caso

del bell’esemplare in questione

(che, da un certo tempo osservo,

esamino, misuro ad abbracci,

monitoro con notevole

attenzione e passione)

può capitare

che s’applichi pure

ad altre branche

delle scienze e degli amori naturali,

solo apparentemente

incongrue:

per esempio,

al birdwatching casuale

(nonostante la miopia)

e all’ornitologia.

per essere preciso, la mia

di questa branca

predilige la sotto-sezione

dell’ascolto, riconoscimento

e riproduzione

dei suoni più svariati

emessi da pennuti disparati:

cinguettii, urletti, fischi, canti

gracchii e pigolii…

lei, su richiesta gentile,

saprebbe addirittura tubare:

con me, se non mi dimentico di darle

il mangime alle ore giuste, un po’ lo fa.

poi, nel tempo libero che le lasciano bisce

e rospi e cuculi e fringuelli,

la scienziata di cui mi sto imbottendo il cervello

si diletta con piante e fiori:

ne alleva di selvatici anche in casa, sul terrazzo:

infatti, l’erpetologa ha una concezione tutta sua

del giardinaggio,

a cui applica le sorprendenti tecniche

dette “lasciamo che la natura faccia il suo corso”

o “quel che viene viene”

o, ancora: “se dei semini qualsiasi son finiti in

quel vaso ci dev’essere un motivo!

non può essere un caso”.

io (noto e temuto in tutti i giardini, orti e
terrazzi, dove mi chiamano

“L’Angelo Sterminatore”,

tanto me ne intendo)

non commento né intervengo,

osservo e prendo qualche appunto,

come in questo momento.

ma, a parte le facili ironie

e gli affettuosi sarcasmi,

devo registrare, però,

che di cose interessanti,

già in questi brevi tempi

che ci accompagniamo,

ne ho imparate:

per dirne una:

che bel passatempo

può diventare

l’applicazione rigida,

scrupolosa e integrale

di ogni norma, regola,

dettame, fino alla più

originale pensata

nella raccolta casalinga

dei rifiuti, differenziata!

oppure, adesso che ci penso:

lo studio metodico,

fino alla precisa memorizzazione

della lista degli ingredienti

scritti piccoli piccoli

su qualsiasi confezione:

colle lenti adatte

è uno spasso

e s’incamerano nozioni utilissime

per dare un po’ di verve

a ogni tipo di conversazione!

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