CIÒ AVVENIVA NEL 1933

“La Pietà”… La galleria di quadri d’una città della Germania meridionale, un pomeriggio di lunedì. Non c’era un’anima nella galleria, a eccezione di Rubasciov e del giovane con cui aveva appuntamento; (…)

COVER buio a mezzogiorno Mondadori 46

Ciò avveniva nel 1933, durante i primi mesi del terrore, poco prima dell’arresto di Rubasciov. Il movimento era stato sconfitto, i suoi membri dichiarati fuori legge e braccati e battuti a morte. Il partito non era più un’organizzazione politica, ma solo una massa di carne sanguinante dalle mille braccia e dalle mille teste. Come i capelli e le unghie continuano a crescere dopo la morte, così alcuni movimenti ancora si verificavano nelle cellule degli individui, muscoli e membra del partito morto. Per tutto il paese esistevano piccoli gruppi di persone ch’erano sopravvissute alla catastrofe e continuavano la cospirare nell’ombra. Si incontravano nelle cantine, nei boschi, nelle stazioni ferroviarie, nei musei, nei circoli sportivi. Cambiavano continuamente abitazione, nomi, abitudini. Si conoscevano tra loro solo col nome di battesimo e non chiedevano mai l’indirizzo l’uno dell’altro. Ognuno affidava la propria vita nelle mani dell’altro e nessuno si fidava minimamente dell’altro. Stampavano opuscoli in cui cercavano di convincere se stessi e gli altri di essere ancora vivi. Sgattaiolavano di notte per anguste vie suburbane e scrivevano sui muri vecchi slogan, per dimostrare di essere ancora vivi. All’alba s’arrampicavano su per i camini delle fabbriche per piantare la vecchia bandiera, per dimostrare d’essere ancora vivi. Solo pochissime persone riuscivano a vedere gli opuscoli e li gettavano via subito, perché rabbrividivano al messaggio dei morti; gli slogan sui muri venivano cancellati e le bandiere sui camini delle fabbriche ammainate; ma riapparivano sempre. Per tutto il Paese, c’erano piccoli gruppi di persone che chiamavano se stessi “morti in vacanza” e votavano il resto delle loro vita a provare che la possedevano ancora.

(da: Arthur Koestler, Buio a mezzogiorno, Arnoldo Mondadori editore 1946, pagg. 42-43)

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