C’ERA ANCHE

cosa c’era là

dentro ai Lager?            Hermann-Gürtler-pagina-dalla-Sonata-per-violino-e-pianoforte-scritta-a-Bolzano-Gries

ai campi

per la distruzione

per lo sterminio

per l’annientamento

per la liquidazione?

il cervello si chiude

avvoltolandosi tutto

su se stesso:

cercando, per ripararsi,

nella testa un angolo:

ma angolo in testa

non c’è:

di fatti, non lo trova:

l’immaginazione piagnucola,

chiudendosi a riccio atterrito.

poi, il cervello apre uno spiraglio:

cosa c’era vuole saperlo, adesso.

per assecondarlo:

si può leggere, ascoltare, voltar pagine,

passare tra le dita

tremolanti fotografie

pronte ad andare in briciole

da un momento all’altro:

nel capovolto mondo,

nel villaggio sterminato

nella fabbrica-recinto

che le maestranze smonta,

nell’accampamento immondo

c’era lavoro:

e, da bestie schiave,

uomini e donne –

pure a sé irriconoscibili –

c’erano lì,

convogliate per farlo.

c’era l’inferno in terra:

c’era terra, fango,

polvere e pietre,

c’era fame, sete,

parassiti ed epidemie.

e c’era:

baracche, appelli interminabili

e selezioni:

per scartare i consumati

e tenere quelli ancora buoni.

c’era: troppo inverno

in tutte le stagioni

e molto buio teutonico.

c’era paura: sempre.

e la morte in agguato,

con tortura ed esperimenti.

c’era cose

che non si riesce a scrivere,

se vuoi dormire, la notte.

ora suona stranissimo saperlo

ma

in questo disastro organizzato

cacofonico e disperato,

c’era anche della musica.

succedeva

per diverse, quasi sempre opposte,

pulite e sporche ragioni.

quindi, c’erano:

– per forza o di straforo –

musicisti,

orchestrali e compositori,

appassionati, esperti

e semplici amatori,

cattedratici dell’oboe

o virtuosi fischiettatori:

a suonare e a scrivere le note.

ora – a decenni di distanza –

c’è anche

chi lavora a recuperare

tutta quella letteratura

di musica concentrazionaria:

prima o poi,

mi piacerebbe

andare a trovare

qualcuno di questi

amorevoli musicologi

studiosi

per farmi raccontare e spiegare

e, magari,

per farmi fischiettare

qualche aria.

(che io, quei segni

sul pentagramma

non li so leggere).

(nell’immagine: Sonata per violino e pianoforte scritta da Hermann Guertler nel campo di concentramento nazista di Bolzano-Gries)

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