ASSAI?
l’originario della città di Genova
ben coltivato e nutrito il giusto
(né troppo né poco)
certi tratti del suo carattere
ce l’ha ben radicati
nella lingua madre,
(ch’è pure la mia).
quando è il caso
non si tira indietro
e aggiunge un pizzico di mistero
(che qui, in via del tutto
eccezionale, sveleremo –
senza chiedere manco
una palanca in cambio!).
per dirne una
(che non ho tempo di dirne
due, tre, quattro o sette)
si pensi che il genovese –
ben addestrato –
per dire “non so”
semplicemente sibila:
“so assæ…”
alzando un po’ il mento
come un bravo napoletano
che non vuole guai:
è come dire: “so assai”.
quando si trova a dover
rispondere a una domanda
particolarmente stupida
o irragionevole
può sfoderare un più
articolato:
“mi so assæ se a sâ
a sä
assæ pe sä a säsissa”.
che tradotto
nel dialetto italiano
in uso più a Nord,
oltre il Passo del Turchino,
e a Oriente,
più in là
delle Cinque Terre
suona – più o meno –:
“io so assai se il sale
sarà abbastanza
per salare la salciccia”:
in breve:
“ma che vuoi che ne sappia
io?!”.
detto questo, appena posso,
me ne torno a Genova.
non è questione di ore:
devo aspettare d’andarmene
in pensione.
(che… maniman…)
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