ALLA STREGUA DI UN FOSSILE

La seconda guerra mondiale ha più volte dimostrato come una determinata espressione ancora ben viva e in apparenza destinata a un’esistenza senza fine cessi invece all’improvviso; sparita assieme alla situazione che l’aveva creata, ne darà in seguito testimonianza, alla stregua di un fossile. E così è successo al Blietzkrieg [guerra lampo] e all’aggettivo che    fossilel’accompagnava, schlagartig [fulmineo], ma anche alle “battaglie di annientamento” con relativi “accerchiamenti”, per non parlare della “sacca mobile” – di cui già oggi bisogna spiegare che si trattava del disperato tentativo di ritirata da parte di divisioni accerchiate – e della “guerra dei nervi”, per terminare con la “vittoria finale”. La “testa di ponte” ebbe vita dalla primavera all’estate del 1944; viveva ancora quando aveva assunto già dimensioni informi, ma poi, caduta Parigi e divenuta tutta la Francia una “testa di ponte”, ecco sparire del tutto l’espressione: ricomparirà, fossilizzata, nei manuali di storia dei tempi a venire.

Accadrà lo stesso anche alla parola che indica la più importante decisione della nostra epoca di transizione: un giorno la parola “denazificazione” sarà estinta perché non e esisterà più la situazione a cui essa doveva dare un termine.

Tuttavia per un po’ di tempo durerà, perché a sparire non dev’essere solo l’agire nazista, ma anche il pensare da nazista, l’abitudine a pensare da nazista e il suo terreno di coltura, la lingua del nazismo.

(da: Victor Klemperer, LTI Lingua del Terzo Reich – Taccuino di un filologo, Giuntina 2017 quinta edizione, pag. 16)

Leave a Reply