A COSE FATTE
Nel fondamentale saggio che Alberto Asor Rosa dedicò alla letteratura dell’Italia contemporanea nella Storia d’Italia (Einaudi, 1975), l’autore di Cristo si è fermato a Eboli compare solo con il cognome, Levi. A distanza di quarant’anni può accadere di sentire in un programma televisivo che a scrivere quel romanzo fu Primo, e non Carlo, Levi; lapsus (o colpevole ignoranza?) che testimonia come lo scrittore di Se questo è un uomo sia ormai riconosciuto fra i «classici», a conferma della definizione di Giuseppe Pontiggia: «i classici sono i contemporanei del futuro». Capita alla critica, letteraria e no, quel che Primo Levi diceva di se stesso: la risposta giusta spesso gli veniva «quand’era sulle scale», cioè a cose fatte e in ritardo.
(da: Mario Porro, La prosa di Primo Levi costretta a fare i conti con uno straccio di Es in il manifesto Alias, 17 settembre 2015)
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(nella foto: Primo nel suo ufficio alla Siva, nel 1952)
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